Da Jack Folla a Corradino di Svevia: Diego Cugia racconta le contraddizioni del nostro tempo

Diego Cugia

C’è un ragazzo di sedici anni che attraversa le Alpi alla guida di un esercito. Non è un personaggio fantasy né una leggenda moderna. È Corradino di Svevia, ultimo erede degli Hohenstaufen, figura storica realmente esistita. Ed è anche il protagonista del nuovo romanzo di Diego Cugia, Il Principe Azzurro (Giunti, 2025), presentato domenica 23 marzo nell’ex Convento dei Cappuccini a Quartu Sant’Elena, davanti a un pubblico numeroso e attento. Intervistato da Leonardo Onida, Cugia ha raccontato come questa vicenda medievale si sia trasformata, nelle sue mani, in un viaggio spirituale capace di interrogare il nostro presente.“Corradino non è un eroe classico,” dice Cugia. “È un ragazzo che dice no. E proprio per questo, diventa eterno.” Il romanzo intreccia storia e anima, iniziazione e risveglio interiore, guerra e coscienza. È un racconto di fedeltà assoluta, di scelta e di perdita, ma anche di trasformazione.

Corradino, il bambino immortale

Cugia racconta la figura di Corradino con voce intensa ma lucida.“A sedici anni ha un’occasione: fermarsi. Il suo mentore gli propone di meditare prima di entrare in Italia. Di attendere, respirare. Ma Corradino risponde:
‘Ora è il momento dell’azione.’”Per Cugia, quella frase è il cuore del romanzo.È una scelta, e una rinuncia:“Se si fosse fermato, forse avrebbe agito diversamente. Ma proprio perché non si ferma, entra in una dimensione al di la del tempo e dello spazio. Entra nel mito” Il mentore lo lascia andare. Non lo ostacola.“Ogni vero maestro sa quando farsi da parte. Anche se sa che l’allievo andrà incontro ad un tragico destino.”

Da Jack Folla al silenzio

Diego Cugia è noto per aver dato voce a Jack Folla, DJ ribelle e condannato a morte, personaggio culto della radio italiana.Ma con questo romanzo, qualcosa è cambiato.“Jack era voce, rabbia, urgenza. C’era l’ego, e serviva,” dice Cugia. “Ma oggi vivo in un altro spazio. Scrivere per me è come meditare. Non guido più la storia. La lascio venire.”Ha studiato e praticato il Kriya Yoga, disciplina meditativa legata agli insegnamenti di Yogananda.“Il mio maestro diceva di essere stato mio figlio in una vita passata. Io non me lo ricordo, ma gli ho creduto.”Il romanzo nasce anche da questa trasformazione interiore.“Non volevo più raccontare me stesso. Con Corradino racconto qualcosa di più grande.”

Il puer aeternus e il nostro tempo

Corradino non è solo un giovane re. È una figura archetipica. Per Cugia, incarna il puer aeternus: il fanciullo eterno che non si piega, non si adegua, non diventa “adulto” secondo i codici del potere.“Il puer aeternus è quello che sceglie di bruciare, piuttosto che adattarsi. È ciò che manca al nostro tempo.”E proprio per questo, Corradino parla ancora oggi.“Viviamo un presente dove tutto è provvisorio, reversibile. Corradino sceglie. E non torna indietro.”

I ragazzi hanno bisogno di mentori non di modelli

Parlando dei giovani, Cugia è netto.“I sedicenni di oggi non hanno bisogno di idoli, ma di mentori. Di qualcuno che gli insegni a meditare, a svegliarsi, a vedere le cose dall’alto. A non farsi ingabbiare dalle abitudini, dagli algoritmi, dalla paura.”E poi aggiunge:“Devono trovare il proprio spazio. Non quello assegnato. Il proprio.”Alla domanda su cosa direbbe oggi a un ragazzo come Corradino, risponde:“Che può cambiare il mondo. Ma prima deve morire a ciò che crede di essere.Solo allora può rinascere. Solo allora può dire davvero: ‘Ora è l’ora dell’azione.’”

Non un romanzo storico. Un viaggio dell’anima

Il Principe Azzurro è ambientato nel XIII secolo, ma è scritto per il XXI. È un romanzo sul passato, ma parla del presente. È una storia di guerra, ma contiene una domanda spirituale. “Non c’è libertà senza consapevolezza. Corradino perde tutto, ma resta fedele. E in questo, è più moderno di qualsiasi personaggio contemporaneo.”Cugia non scrive per insegnare. Ma chi legge, qualcosa lo riceve.“Corradino non ci dice come vivere. Ma ci ricorda che esiste ancora la possibilità di scegliere.E che quella scelta — una volta compiuta — non si ritratta.”

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