Dalia Kaddari, a tutta velocità verso le Olimpiadi

Dalia Kaddari

Dalia Kaddari, a soli 23 anni, ha già scritto il suo nome tra le stelle dell’atletica. Con una medaglia al collo e la Sardegna nel cuore, svela come ha trasformato la sua passione in una carriera, condividendo sfide, soddisfazioni e obbiettivi.

Nata a Cagliari e cresciuta a Quartu Sant’Elena, è una delle giovani promesse dell’atletica, specializzata nei 200 metri, disciplina in cui ha conquistato il titolo europeo Under 23 nel 2021. Dalia è stata due volte olimpionica, rappresentando l’Italia ai massimi livelli internazionali. Con una carriera già ricca di successi, tra cui numerosi titoli nazionali, è simbolo di dedizione e talento che rende orgoglioso il popolo sardo.

Qual è stato il momento in cui hai capito che l’atletica sarebbe diventata la tua vita?

Ho iniziato a capirlo vincendo le prime competizioni, dai campionati provinciali fino a quelli italiani, lì per lì dicevo, caspita, mi piace questo sport. Vedevo tante persone nei gruppi sportivi diventare dei professionisti e dicevo “anche io vorrei poter diventare come loro”. Da questo momento ne sono diventata consapevole. L’ho capito quando ho vinto l’argento nei giochi olimpici giovanili a Buenos Aires, di aver coronato il mio sogno. Sono entrata in polizia e grazie alle Fiamme Oro, che mi accompagnano e supportano nel mio percorso, ho potuto unire la mia passione per l’atletica con la carriera. Riuscire a trasformare una passione nel proprio lavoro non è per niente una cosa scontata.

Il titolo europeo Under 23 è stato un momento di grande successo per te, come ti ha aiutato questa esperienza anche a livello mentale per affrontare le Olimpiadi?

Quello penso per me sia stato l’apice. È stata la vittoria che mi ha garantito la partecipazione alle Olimpiadi. Non è del tutto andata come avrei voluto perché dopo l’europeo ho avuto un risentimento muscolare alla gamba, e si sa che non è facile recuperare in un mese. Ma io dico sempre che vuoi o non vuoi, quando spingi a livelli alti, è normale che questo accada, bisogna preventivarlo, siamo sportivi e umani non siamo macchine, in questi momenti devi stringere i denti e cercare di tornare più forte di prima. L’obbiettivo è talmente grande che supera ogni difficoltà, e il traguardo del 2025 sarà il mondiale di Tokyo.

Pensi possa essere stato o sia limitante vivere in Sardegna? Non solo per la distanza del vivere in un’isola.

In Sardegna il problema principale sono le strutture, il mio unico rammarico qui è non avere una pista a Quartu S’Elena, dove io vivo, non solo per Dalia, ma anche per tutte le persone e gli atleti della zona. Per il resto vivere in Sardegna non è mai stato un limite, il clima è perfetto, e ho la mia società, la Tespiense Quartu, che mi ha sempre supportata permettendomi di crescere come atleta.

Senti il sostegno del popolo sardo?

Assolutamente sì. Noi sardi siamo così, quando io mi muovo mi muovo con la Sardegna. Il popolo sardo mi è sempre accanto, mi tifa, mi sostiene, devo dire che siamo una bella comunità e la bandiera sarda è sempre nello zaino.

Essere un’atleta richiede molti sacrifici, soprattutto alla tua età. C’è qualcosa a cui ti è dispiaciuto dover rinunciare?

Cerco sempre di far coincidere tutti gli impegni, per ciò che è nelle mie possibilità, in modo da non farmi mai mancare nulla. Certo è importante mantenere un’alimentazione equilibrata e sana, andare a dormire presto, l’estate abbiamo tutti i campionati per cui non posso vivere le stesse esperienze delle mie coetanee, ma devo dire che tutto ciò non mi pesa. Non li sento come dei sacrifici perché gli obbiettivi che sto raggiungendo mi hanno portato e mi porteranno ancora tante soddisfazioni, amo quello che faccio.

prova
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