DICE MONTALBANO. Gli uccelli: strumenti di navigazione nel mondo antico

Imbarcazioni sarde

Secondo gli esperti dei sistemi di navigazione antichi, è molto probabile che i comandanti delle navi preistoriche portassero a bordo, durante i lunghi viaggi in mare, alcuni uccelli che potessero aiutarli a orientarsi. Questa teoria trova una forte conferma nel mito di Giasone e degli Argonauti. Il loro viaggio rappresentava un percorso che permetteva di raggiungere la Colchide e, allo stesso tempo, simbolicamente, apriva la strada a una navigazione mai tracciata prima.
Il mito di Giasone sembra confermare l’ipotesi dell’uso degli uccelli come ausilio alla navigazione. Un episodio significativo riguarda le rocce Simplegadi: gli Argonauti, per superare quell’ostacolo, lasciarono volare un uccello davanti alla nave. Poi, con grande forza, riuscirono a passare tra le rocce nello stretto indicato dal volatile.
È difficile pensare che questa strategia sia solo un espediente narrativo. Sebbene lo studioso R. W. Hutchinson abbia affermato che “nei poemi omerici non se ne trovi traccia”, in realtà ci sono evidenze chiare di questa pratica nei testi antichi, e questa tradizione si estende fino alla letteratura cristiana medievale.

Noè e Utnapishtim

L’uso degli uccelli come aiuto alla navigazione è già presente nel mito di Utnapishtim, il “Noè” dei sumeri, narrato nell’epopea di Gilgamesh. In questa storia, si racconta di come Utnapishtim costruì un’arca, navigò per sette giorni e sette notti mentre le acque salivano, e infine approdò su una montagna ai “limiti della terra”. Per verificare se le acque si fossero ritirate, fece uscire una colomba, che tornò perché non trovò un luogo dove posarsi. Successivamente, fece uscire un corvo, che invece non tornò.
Il fatto che il corvo non ritorni indica chiaramente che gli uccelli avevano una funzione di segnare la direzione, aiutando a individuare la terra emersa.
Nel mito di Utnapishtim, così come nel racconto biblico di Noè, l’uso di mandare in volo gli uccelli rappresenta una consuetudine ben consolidata: quella di impiegare i volatili come “guide” per aprire nuove rotte e trovare terre emerse. È molto probabile che questa pratica “marinaresca” non sia stata inventata dai sumeri, ma risalga a epoche ancora più antiche, praticata probabilmente già da civiltà precedenti.

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