Domani in Consulta l’udienza sulla legge sarda che limita le rinnovabili

Energia Rinnovabile

Si terrà domani, martedì 7 ottobre, davanti alla Corte Costituzionale l’udienza pubblica sul ricorso contro la legge regionale sarda n. 20/2024. La norma, intitolata “Misure urgenti per l’individuazione di aree e superfici idonee e non idonee all’installazione e promozione di impianti a fonti di energia rinnovabile (FER)”, è stata impugnata dal Governo lo scorso febbraio per presunti profili di incostituzionalità. Il pronunciamento della Consulta, anche se non necessariamente immediato, è atteso con particolare attenzione dal mondo istituzionale ed energetico.

Un conflitto aperto tra Stato e Regioni

Il ricorso è stato promosso formalmente dal Presidente del Consiglio dei Ministri, con riferimento all’articolo 127 della Costituzione. Al centro della contestazione vi sono diversi articoli della legge, tra cui l’articolo 1, commi 2, 5, 7, 8 e 9, e l’articolo 3, commi 1, 2, 4 e 5. I profili sollevati riguardano principalmente il rispetto dell’articolo 117 della Costituzione, che regola le competenze legislative tra Stato e Regioni, la tutela dell’ambiente e dei beni culturali, il principio di leale collaborazione tra i livelli di governo e quello del legittimo affidamento giuridico da parte degli operatori.

I punti chiave del ricorso sulla legge sarda

La legge sarda introduce una classificazione delle aree “idonee” e “non idonee” alla realizzazione di impianti FER, stabilendo che nelle seconde è vietata la costruzione di nuovi impianti. Inoltre, viene introdotto il principio della “non idoneità prevalente”: se un progetto interessa sia zone idonee sia non idonee, la parte non idonea può ostacolare o precludere l’approvazione complessiva dell’opera. Tuttavia, l’applicazione di questo principio dipende anche dall’interpretazione concreta e dai margini valutativi lasciati alla pubblica amministrazione.

Alcune disposizioni della norma riguardano anche impianti già esistenti o in corso di autorizzazione, ma non si può parlare di un effetto retroattivo generalizzato. Gli interventi di rifacimento, ricostruzione o potenziamento sono ammessi in certe condizioni, come il divieto di aumento della superficie occupata o dell’altezza degli impianti eolici. È proprio l’ambiguità di queste condizioni che, secondo il ricorso statale, comprometterebbe la certezza del diritto.

Il Tar e la prima bocciatura

Non è la prima volta che la Corte si occupa della normativa sarda sulle rinnovabili. L’11 marzo 2025, con la sentenza n. 28, la Consulta ha già dichiarato incostituzionale la legge regionale n. 5/2024, che prevedeva una moratoria generalizzata per i nuovi impianti. Anche in quel caso, i giudici avevano rilevato un’eccessiva compressione delle competenze statali in materia energetica.

Nel caso attuale, un ruolo determinante è stato giocato dal Tar Sardegna, che ha sospeso alcuni provvedimenti comunali adottati in base alla legge n. 20/2024, sollevando direttamente questioni di legittimità costituzionale e trasmettendo gli atti alla Consulta. Questo ha contribuito a rafforzare la centralità del caso, confermandone la rilevanza giuridica e nazionale.

Tempi incerti per il verdetto finale

Particolare attenzione verrà riservata all’articolo 3 della legge, che contiene misure di semplificazione procedurale per la promozione degli impianti, anche in aree non idonee. Una previsione che, secondo alcuni osservatori, potrebbe risultare incoerente rispetto al quadro restrittivo complessivo delineato dal testo. Tuttavia, spetterà alla Corte valutare se si tratti di una contraddizione interna o di un bilanciamento legittimo tra obiettivi ambientali e sviluppo energetico.

L’udienza pubblica è fissata per domani 7 Ottobre, ma non è detto che la Corte renda immediatamente nota la sua decisione. I tempi per la pubblicazione della sentenza possono variare anche di settimane. Tuttavia, l’esame della legge regionale sarda rappresenta un banco di prova significativo per il delicato equilibrio tra autonomia territoriale e politiche energetiche nazionali, in un momento in cui l’Italia è chiamata ad accelerare sulla transizione ecologica.

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