I Beatles in Costa Smeralda: il rifugio dorato di Ringo e George

The Beatles in costa Smeralda

Estate, fine anni Sessanta. Il mondo impazzisce per i Beatles, loro invece cercano pace. E la trovano in Sardegna. Tra il 1968 e il 1969, Ringo Starr e George Harrison scelgono Porto Cervo come rifugio lontano dalla frenesia londinese. Acque cristalline, yacht discreti, tramonti spettacolari. Un angolo di paradiso che diventa il loro buen retiro.
Non è un caso. Il turismo di lusso è ancora un concetto acerbo in Italia, e la Costa Smeralda è una scommessa visionaria, un territorio quasi vergine modellato sullo stile delle località esclusive della Riviera francese. A immaginarla è il principe Karim Aga Khan IV, che da qualche anno sta trasformando un tratto selvaggio della Gallura in un luogo da cartolina: ville basse e discrete, lontane dall’ostentazione del cemento, immerse tra ginepri e rocce levigate dal vento. Qui, le celebrità possono muoversi senza dover sgomitare tra i flash dei paparazzi. È una specie di club segreto, un’oasi per pochi eletti, e Ringo e George ne fiutano subito il potenziale.

Ringo e l’ispirazione marina

Il primo a sbarcare è Ringo Starr. Il 22 agosto 1968, un volo Alisarda lo porta all’aeroporto di Venafiorita, Olbia. Con lui, la moglie Maureen Cox. Due settimane di puro relax tra le calette della Gallura, ma anche di ispirazione. È qui che nasce Octopus’s Garden, uno dei brani più celebri di Abbey Road. L’idea gli arriva da un marinaio locale, che gli racconta dei polpi capaci di creare rifugi sott’acqua. Ringo ascolta, annota, trasforma una storia di mare in musica immortale.

George, il sole e le telecamere

L’anno dopo, tocca a George Harrison. Atterra in Sardegna il 1° giugno 1969, insieme alla moglie Pattie Boyd. Resta 22 giorni. Spiaggia, sole, passeggiate tra le rocce scolpite dal vento. Ma la sua presenza non passa inosservata. La Rai lo riprende mentre si gode il sole di Porto Cervo, in un raro filmato in bianco e nero che oggi è un pezzo di storia. I fan locali lo inseguono, qualcuno riesce a scattare una foto. Ricordi che oggi, per chi c’era, valgono più di un autografo.

Dagli anni d’oro a oggi

Negli anni ’60, la Costa Smeralda è ancora un’idea, un sogno plasmato su carta e trasformato in realtà dal denaro e dall’intuito di un uomo. Karim Aga Khan IV ha visto lungo, ha creato un mondo parallelo in cui le celebrità possono essere normali, lontane dal circo mediatico. Ringo e George lo capiscono subito. E come loro, altri artisti e star del jet set internazionale: Brigitte Bardot, Grace Kelly, Gianni Agnelli. Un’élite discreta e raffinata, ben diversa dall’opulenza esibita che arriverà dopo.
Oggi, tutto è cambiato. Porto Cervo è sinonimo di sfarzo estremo, di yacht giganti, di party esclusivi. Il turismo di nicchia si è trasformato in un’industria da miliardi, la magia un po’ si è persa. E con la morte di Karim Aga Khan si chiude definitivamente un’epoca.
L’uomo che ha trasformato un tratto incontaminato della Gallura in un’icona del lusso non c’è più. La Costa Smeralda resta, ma ha cambiato anima. Non è più il rifugio segreto di chi voleva scappare dal mondo, ma il palcoscenico di chi vuole mostrarsi.

Eppure, per un’estate – anzi, due – Ringo Starr e George Harrison l’hanno vissuta in quel modo antico, autentico. Due Beatles in fuga dalla celebrità, due artisti che hanno trovato un angolo di pace tra il mare e il cielo. E che, forse, in quelle acque limpide hanno lasciato qualcosa di sé.

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