La cagliaritana Luv! alla conquista della scena musicale italiana

Luv!

Luv! è una cantautrice polistrumentista di Cagliari che si sta creando sempre più il suo spazio nel panorama musicale italiano. Insieme al suo produttore Andrea Piras e il team di Solid Music, è riuscita a creare un sound fresco e autentico che racconta emozioni, riflessioni ed esperienze personali. Tra le difficoltà di un ambiente come quello sardo, che non sempre riesce a valorizzare i propri artisti, la sua storia è l’esempio di come grazie al talento, alla passione e a tanta determinazione si possano raggiungere traguardi e soddisfazioni importanti.

Come è nata la tua passione per la musica?

La mia passione per la musica è iniziata sin da piccola, quando ho cominciato a studiare pianoforte. In seguito, mi è stato proposto il violino, strumento che all’inizio non mi entusiasmava ma che invece col tempo è diventato una vera e propria passione. Ho conseguito la laurea in violino jazz e poco dopo ho iniziato a sentire la necessità di esprimermi anche attraverso la scrittura. Ho iniziato a scrivere canzoni intorno ai 22-23 anni, ma il vero punto di svolta è arrivato nel 2018, quando ho incontrato Andrea Piras e il team di Solid Music. All’inizio ero molto insicura, specialmente riguardo alla raucedine e al graffiato della mia voce che consideravo troppo diversa e troppo poco pulita rispetto alle altre cantanti. E’ stato proprio Andrea però a farmi capire che proprio la mia voce era ciò che mi rendeva speciale.

Come descriveresti il vostro lavoro in team?

Io mi occupo principalmente della scrittura dei testi, ma poi lavoriamo insieme per arricchirli e costruire attorno tutto il sound. Ogni volta inseriamo qualcosa di nostro, ogni membro del team contribuisce con la propria idea e alla fine la canzone prende vita attraverso un processo molto collaborativo. Inoltre è fondamentale che ci sia sempre un messaggio nelle canzoni che scriviamo e che non ci siano testi vuoti. Non vogliamo fare musica “acchiappa consensi” ma per esprimerci, raccontare noi stessi e quello che viviamo, con la speranza che chi ci ascolta possa riconoscersi nelle nostre canzoni.

Ci sono degli artisti che ti hanno influenzata particolarmente?

Sono cresciuta ascoltando la musica degli anni ’80, che considero il miglior periodo musicale della storia. In quegli anni sono nati tanti gruppi e tanti generi che hanno messo le basi per la musica di oggi. In generale però non ho un idolo preciso o artisti che mi hanno ispirato più di altri. Ascolto tanta musica con grande amore e interesse ma spazio talmente tanto tra generi e suoni che non saprei quali nomi fare. Molto spesso tra l’altro, la musica che faccio io è davvero lontana da ciò che solitamente ascolto.

Come definiresti la tua musica?

La definirei libera. Non ci siamo mai limitati a un solo genere o a una sola dimensione. Facciamo quello che ci piace senza etichette, cercando sempre di creare qualcosa che ci faccia sentire bene e che abbia un messaggio da trasmettere. Non ci interessa fare musica ‘di tendenza’ o commerciale ma vogliamo che ogni canzone porti un messaggio e che chi ci ascolta si senta coinvolto.

E’ da poco uscito il tuo nuovo singolo, “La mia verità”. Come è nata questa canzone?

Su “La mia verità” c’è un aneddoto piuttosto buffo. Ho dovuto scrivere il testo su un fazzoletto durante un soggiorno a Milano perché non avevo altro con me su cui scrivere e dovevo sfruttare subito il momento di creatività, quindi ho preso ciò che avevo a portata di mano e sono andata da Andrea con questo fazzoletto in mano pieno di scritte. Non era proprio quello che si aspettava. (ride, Ndr)
Comunque il brano parla delle piccole bugie bianche che tutti noi diciamo per non far preoccupare gli altri, ma che spesso sono inutili e pesano più di quanto immaginiamo. Alla fine crescendo, ho capito che dire la verità senza sentirsi obbligati a giustificarsi è sempre la cosa migliore, per noi e per gli altri.

Che rapporto hai con la Sardegna e quali sfide hai incontrato nel tuo cammino artistico?

Amo profondamente la mia terra, ma devo ammettere che comprendo perché molti artisti sentano il bisogno di andare via. Io stessa mi sono trasferita a Milano per un periodo e tutt’ora faccio avanti e indietro dalla Sardegna. In Sardegna, purtroppo, l’arte e la musica non sono sempre valorizzate come dovrebbero. C’è ancora una visione limitata della musica, che spesso viene visto solo come un passatempo, mentre nelle città come Milano la musica è considerata e riconosciuta da tutti come un vero e proprio lavoro.
Sarebbe fondamentale investire di più nell’arte e nella musica, soprattutto sui giovani talenti emergenti, accompagnarli nella crescita e nel tentativo di affermarsi. Molto spesso invece, dobbiamo fare tutto da soli e quando arriviamo a qualche traguardo sono tutti pronti a salire sul carro del vincitore. A mio parere bisognerebbe stanziare più fondi per creare eventi, festival, spazi e progetti dedicati. E’ vero che d’estate in Sardegna gli eventi non mancano ma la musica non deve essere vista solo come intrattenimento estivo, ma come una vera e propria forma di cultura da sostenere tutto l’anno.

Qual è stata l’emozione più grande che hai vissuto nel tuo percorso musicale fino ad oggi?

Ci sono tre momenti che ricordo con particolare emozione. Il primo è stato quando ho ascoltato per la prima volta il provino di “Maledetta”, il mio primo singolo. Ero in macchina, ho messo il file e ho pensato che fosse solo una registrazione di Andrea, invece era la canzone che avevamo registrato insieme. Mi sono fermata davanti a un distributore di benzina, emozionata e immobile. Quando il pezzo è finito, ho pensato: ‘Questa sono davvero io’. È stato un momento che mi ha permesso di ritrovare qualcosa che credevo perduto.
Il secondo momento speciale è stato durante il Poetto Fest, quando dovevo suonare con Andrea e Marco, il nostro batterista, ma poco prima di salire sul palco, Andrea mi ha detto: ‘Voglio guardarti le spalle, voglio essere sicuro che vada tutto bene’. Alla fine mi sono ritrovata a suonare da sola con Marco, davanti a una folla immensa. Quando ho visto il pubblico cantare le nostre canzoni, saltare, alzare le mani, mi sono sentita davvero importante ed è stato un momento che non dimenticherò mai.
L’ultimo è senza dubbio quando abbiamo vinto il Fortuna Music Awards. Ricordo che Beppe Vessicchio ci ha definito dei figli. La parte più divertente è stato quando ho sentito il profumo del suo balsamo per la barba, buonissimo! (ride) . Quella serata è stata speciale perché eravamo lì per divertirci, senza aspettative, e alla fine abbiamo vinto. E’ stata una sorpresa incredibile per tutti noi.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

Il mio sogno è poter vivere della mia musica, fare quello che amo senza compromessi. Non cerco la fama a tutti i costi, voglio solo poter suonare e portare in giro le mie canzoni, fare questo per tutta la vita. Ad oggi riesco a vivere della mia passione grazie al fatto che sono un’ insegnante di musica, ma vivere solo delle mie canzoni è il vero sogno e il vero obiettivo.

Un consiglio per chi vuole emergere nel mondo della musica?

Credete in quello che fate, senza copiare gli altri solo perché funziona a livello discografico e commerciale. Ci vorrà più tempo, ma sarà molto più soddisfacente. Studiate la musica e informatevi così da poterla comprendere in tutte le sue sfumature. Penso che questo, unito alla passione e a una grande voglia di mettersi in gioco possa fare davvero la differenza.

prova
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