
La Corte Costituzionale ha respinto il ricorso del Governo contro una legge della Regione Sardegna che consente ai medici in pensione di tornare in servizio su base volontaria per garantire l’assistenza sanitaria di base nelle aree più svantaggiate dell’isola.
La sentenza n.84, depositata oggi, riconosce la legittimità della norma regionale n.12 del 20 agosto 2024, dichiarando che la misura rientra pienamente nelle competenze organizzative straordinarie delle Regioni, soprattutto in contesti di emergenza sanitaria.
Al centro del caso c’è la carenza strutturale di medici di base in Sardegna, una condizione cronica che ha spinto la Regione a varare una norma che autorizza i pensionati a partecipare a progetti di assistenza primaria e continuità assistenziale, con la possibilità di prescrivere farmaci e trattamenti tramite ricettari ufficiali.
“La Corte ha riconosciuto il nostro diritto a tutelare la salute dei cittadini, soprattutto in territori dove il sistema rischiava di collassare”, ha dichiarato la presidente della Regione, Alessandra Todde. “Continuiamo a lavorare esclusivamente nell’interesse dei sardi”.
Anche l’assessore regionale alla Sanità, Armando Bartolazzi, ha accolto con favore la decisione, definendola “un’affermazione chiara del principio costituzionale sancito all’articolo 32: il diritto alla salute prima di tutto”.
Il Governo aveva impugnato la legge sostenendo che violasse l’articolo 117 della Costituzione, che riserva allo Stato centrale la competenza esclusiva in materia di ordinamento civile, inclusi i contratti collettivi di lavoro. In particolare, il ricorso faceva riferimento all’Accordo collettivo nazionale del 2024, che vieta ai medici in pensione di svolgere attività convenzionata.
La Corte, pur riconoscendo che l’accordo mira a garantire uniformità su scala nazionale, ha stabilito che la misura sarda, limitata nel tempo e rivolta a situazioni di emergenza, rappresenta un esercizio legittimo dell’autonomia regionale.
Per i sostenitori della legge, la sentenza apre uno scenario nuovo a livello nazionale. “La Sardegna ha agito in modo pragmatico di fronte a un’urgenza reale”, ha commentato Bartolazzi. “Ora altre Regioni potranno adottare soluzioni simili”.
Il vicepresidente del Consiglio regionale, Giuseppe Frau, è stato più diretto: “È una grande vittoria. Non si trattava di uno scontro politico, ma di difendere l’accesso alle cure. Impedire ai pensionati di aiutare è assurdo, soprattutto quando i cittadini aspettano settimane per una visita”.
La decisione della Corte conferisce legittimità a una misura che resta, nella sua formulazione, emergenziale. Resta da vedere se verrà trattata come una soluzione temporanea, o se diventerà di fatto una nuova normalità in un sistema sanitario sempre più sotto pressione.
Al momento, però, in molte zone rurali della Sardegna, la sentenza si traduce in una cosa semplice: la possibilità di avere un medico.
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