
La Sardegna è sempre più stretta nella morsa dell’inverno demografico. A dirlo non sono solo le percezioni quotidiane, ma i numeri del XXIII rapporto annuale INPS: l’isola invecchia, e questo processo sta già ridisegnando il mercato del lavoro e il sistema previdenziale. Il professor Giovanni Sulis lo ha definito senza mezzi termini durante la presentazione del rapporto all’Università di Cagliari: “L’invecchiamento della popolazione ha conseguenze dirette sull’economia, creando un disallineamento sempre più profondo tra domanda e offerta di lavoro.”
La crisi non riguarda solo l’età media che avanza, ma un vero e proprio cortocircuito tra chi cerca lavoro e le competenze richieste dalle imprese. I lavoratori maturi, spesso esclusi dai settori in crescita, rischiano di restare indietro. E mentre i giovani faticano a entrare nel mercato, la Sardegna registra pensioni tra le più basse del Sud Italia: 1.240 euro al mese in media, con oltre la metà delle prestazioni legate a trattamenti assistenziali per invalidità civili. Numeri che raccontano una doppia fragilità: chi lavora spesso guadagna poco, chi smette di lavorare rischia di sprofondare nella precarietà.
Nonostante il contesto difficile, il presidente INPS Gabriele Fava ha lanciato un messaggio di fiducia, invitando i giovani a costruire fin da subito un futuro previdenziale solido: “È fondamentale iniziare presto a monitorare l’estratto conto contributivo, perché prima si inizia, migliori saranno le pensioni future.” Parole che vogliono suggerire un senso di responsabilità individuale, ma che rischiano di scontrarsi con una realtà in cui la precarietà è strutturale e la stabilità economica appare sempre più lontana.
Fava ha anche parlato di un nuovo approccio alla vigilanza sul lavoro: non solo repressione, ma collaborazione con le imprese che vogliono operare in maniera regolare. “Lavoro in chiaro, contrasto al sommerso: sono queste le basi per un’economia equa e trasparente.” Tuttavia, l’insistenza sulla trasparenza sembra quasi un antidoto per bilanciare un sistema previdenziale che, nei numeri, fatica a restituire sicurezza sociale a chi lavora.
L’inverno demografico, in Sardegna, non è più una proiezione futura, ma una realtà con cui fare i conti. L’aumento degli assicurati INPS del 4,11% tra il 2019 e il 2023 non basta a mascherare la fragilità di fondo: un’isola dove la popolazione invecchia e il lavoro resta incerto, e dove l’idea di “pianificare la pensione” appare per molti un privilegio lontano. La Sardegna è un territorio in bilico tra crescita apparente e declino reale, e dietro le tabelle del rapporto emerge una domanda urgente: cosa succede quando un’intera generazione si sente fuori tempo rispetto al mercato del lavoro?
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