RUBRICA. Come funzionavano le navi antiche? Dalle barche dell'età del Bronzo alle grandi navi romane

nave Ulisse

Negli ultimi decenni, gli archeologi hanno scoperto relitti che ci offrono preziose informazioni sulle imbarcazioni che hanno solcato il mare Mediterraneo nel corso dei millenni. Fin dall’età del Bronzo, gli scafi arcaici venivano realizzati utilizzando un guscio di fasciame, composto da tavole sagomate e piegate, unite tramite legature. Solo dopo aver creato la forma del guscio, venivano inserite le strutture interne per garantire stabilità e robustezza.

A partire dal XIV secolo a.C., le legature in corda iniziarono a essere sostituite da linguette di legno fissate con cavicchi, un miglioramento che, pur non cambiando la concezione del guscio, ne aumentava la solidità. Questo passaggio dalle legature ai fermi è uno dei temi più discussi nell’archeologia navale. Omero, nell’Iliade e nell’Odissea, menziona tecniche di costruzione navale risalenti al IX secolo a.C., e la documentazione archeologica conferma che l’evoluzione delle tecniche fu un processo graduale, che si protrasse fino al V secolo a.C., con soluzioni miste.

I naviganti del Vicino Oriente, come suggerisce Catone il Censore, potrebbero aver avuto un ruolo significativo in questo sviluppo, ma non possiamo attribuire con certezza la nazionalità ai relitti rinvenuti. La scarsità di informazioni non ci consente di affermare che le navi levantine fossero superiori ad altre, come quelle egizie, nonostante la presenza di chiglie nei relitti, come quello di UluBurun, risalente al XIV secolo a.C.

Le navi orientali

Le prime rappresentazioni di navi del Vicino Oriente provengono dall’Egitto del Nuovo Regno, con affreschi che mostrano dettagli distintivi, ma che rimangono simili a quelli delle navi egizie. Le navi dei Popoli del Mare, rappresentate nei bassorilievi della tomba della regina Hatshepsut, mostrano differenze rispetto a quelle egizie e sono state attribuite a vari popoli mediterranei.

Con il passare dei secoli, i modelli in terracotta ciprioti e quelli rinvenuti nelle città portuali fenicie, databili dall’VIII al V secolo a.C., offrono uno spaccato delle diverse forme di imbarcazioni a vela e a remi. Durante le guerre persiane, le navi levantine erano più robuste rispetto a quelle greche, e si ipotizza che avessero un numero maggiore di rematori per remo, portando allo sviluppo di navi poliremi come tetreri e penteri.

All’inizio delle guerre puniche, la flotta cartaginese era composta da triremi, quadriremi e quinqueremi, mentre quella romana disponeva solo di triremi. Roma, per compensare questa inferiorità, si ispirò a una quinquereme cartaginese catturata, ma le differenze di prestazioni tra le navi suggeriscono che i Romani avessero adattato il design per imbarcare più soldati.

Le navi per i commerci

Le navi mercantili, purtroppo, non hanno ricevuto la stessa attenzione nella documentazione storica, rendendo difficile tracciare la loro evoluzione. Tra i tipi mercantili di origine levantina, si ricordano i gauloi e gli hippoi, ma le informazioni su di essi rimangono vaghe. Nel V-IV secolo a.C., nel Mediterraneo, queste imbarcazioni commerciali attraversarono una trasformazione significativa, passando dalla tecnica arcaica a quella classica. Questo cambiamento si manifestò in un aumento delle dimensioni delle navi, come attestato dall’affresco della Tomba della Nave di Tarquinia e da alcune raffigurazioni presenti nel tophet di Cartagine.

Un elemento certo riguardante le tecniche costruttive puniche è rappresentato dai segni alfabetici dipinti dai costruttori sullo scafo della nave di Marsala. Questi segni servivano come riferimenti per allineare e assemblare correttamente le strutture sul guscio portante. La nave, attualmente esposta al Museo del Baglio Anselmi di Marsala, è stata interpretata come una nave a remi, ma non ci sono prove definitive a sostegno di questa interpretazione. È probabile che fosse coinvolta in eventi bellici della prima guerra punica, come l’assedio di Lilibeo, la battaglia di Trapani o quella delle Egadi. Tuttavia, la forma e la profondità della carena sembrano più adatte a una nave a vela piuttosto che a una nave a remi, e non sono stati trovati elementi del sistema di voga.

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