
I Sardi dell’età nuragica non solo rappresentarono una delle più rilevanti civiltà occidentali, ma gettarono anche le basi per le culture che sarebbero seguite fino ai giorni nostri. Se le generazioni successive riuscirono a sviluppare arti e una cultura distintiva, lo devono in gran parte all’eredità lasciata dai costruttori delle torri nuragiche, i quali furono, a loro volta, influenzati dalla tradizione egizia. I Punici, i Romani e i Greci, infatti, svilupparono una religiosità che ricalcava il modello delle divinità pagane precedenti, molte delle quali affondano le radici nell’antico culto egiziano.
La principale differenza tra i Sardi nuragici e le civiltà successive risiedeva nell’organizzazione del potere. Nella società nuragica, infatti, il potere non era concentrato nelle mani del sovrano più forte o ricco, ma in quelle del più saggio, colui che garantiva il benessere della propria tribù. Il culto religioso rivestiva un ruolo centrale: le divinità principali erano legate al sole e alla luna, e una grande Dea creatrice era venerata attraverso rituali celebrati in luoghi sacri, costruiti con pietra e caratterizzati da forme evocative, che rimandano al ventre materno e alla potenza del toro.
L’organizzazione sociale, politica ed economica subì notevoli cambiamenti dal periodo arcaico (Bronzo Medio) a quello proto-urbano della prima Età del Ferro. Gli elementi di cultura materiale e la tipologia di sepolture collettive, come quelle nelle tombe dei giganti, raccontano di una società non gerarchizzata, in cui sacerdoti e regine costituivano il vertice e l’ossatura organizzativa da cui si diramavano le attività legate alla gestione della vita comunitaria.
Prima che nascesse una vera e propria politica, al centro della società nuragica c’era la religione. Intorno al 1000 a.C., in un periodo di fioritura della rete commerciale mediterranea, i Sardi parteciparono attivamente come fornitori di metalli e vino, e cominciarono a sviluppare concetti primordiali di amministrazione e burocrazia, utili a rispondere alle esigenze di un mondo globale che richiedeva spazi per il commercio. Questi concetti iniziali si fondavano sul rispetto della natura e sull’ordine delle cose. Ogni mercato nuragico era accompagnato da templi, magazzini per le merci, luoghi per le riunioni, abitazioni per i viaggiatori e edifici di rappresentanza.
Le grandi civiltà successive, come quella romana e greca, persero questa visione, attribuendo al potere politico non tanto un principio di ordine, quanto di dominazione. Lo sfarzo e la decadenza dei costumi romani presero il sopravvento, portando al dissolvimento dell’impero e alla barbarie. I Sardi, al contrario, non costruirono città militarizzate né sofisticati sistemi distruttivi. Investirono invece le loro risorse nella creazione di edifici polifunzionali dedicati al sacro: templi di varie forme e funzioni, dedicati alle divinità legate all’acqua, al sole, alla luna e, probabilmente, a costellazioni.
Anche nelle altre civiltà arcaiche, i più imponenti edifici erano legati alla sacralità: le piramidi, i megaliti, i circoli funerari, i dolmen. In tutti i templi di queste culture emerge il principio femminile, divinizzato come creatore della vita. Per i Sardi, gli Egizi e altre civiltà, l’onore dei defunti e il rispetto per il loro viaggio verso l’aldilà erano al centro della spiritualità. Nelle tombe, il senso sacro si mescolava con un amore eterno per la vita.
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