
Il Regno di Càlari, noto anche come Pluminos, è uno Stato sovrano ben organizzato, capace di stipulare accordi internazionali. Estendendosi su un territorio di ottomila chilometri quadrati, il regno presentava una geografia variegata, con una parte montuosa che includeva il massiccio del Gennargentu e le alture del Sulcis Iglesiente e del Sarrabus, e una parte pianeggiante, come il Campidano e la valle del Cixerri. Il Regno di Càlari confinava principalmente con il Regno d’Arborea, ma si estendeva anche verso il Regno di Torres e il Regno di Gallura.
La popolazione era stimata intorno ai 100 mila abitanti, di cui un terzo erano liberi e due terzi erano servi e schiavi, molti dei quali di origine esotica. Con radici bizantine, il regno si sviluppò per 358 anni, dal 900 fino al 1258, e vide il susseguirsi di dieci generazioni di sovrani appartenenti a sei diverse dinastie. L’impero era suddiviso in 16 province, chiamate curadoriàs, tra cui Barbagia di Seulo, Campidano, Cixerri, e altre.
La capitale del giudicato era Santa Igia, il cui nome deriva da Santa Cecilia o Santa Gilla. Questa città iniziò a svilupparsi intorno al 703-704, quando gli abitanti di Karalis, minacciati dalle incursioni arabe, si rifugiarono su un terreno elevato vicino allo stagno di Santa Gilla. Santa Igia divenne la capitale intorno al 900-934, dotandosi di una struttura urbana completa di mura difensive, un castello, un porto lagunare, una reggia e una cattedrale.
La popolazione di Santa Igia era di 15 mila abitanti, provenienti da diverse classi sociali, ma nel 1258, la città fu distrutta in una guerra e le sue rovine sono sotto l’attuale Cagliari.
Dal punto di vista ecclesiastico, il Regno di Càlari era organizzato con un’archidiocesi e tre diocesi suffraganee. L’archidiocesi di Càlari, con sede a Santa Igia, comprendeva diverse curadorìe, mentre le altre diocesi si estendevano su altre province del regno. La rete stradale era ben sviluppata, collegando efficacemente i vari paesi e facilitando il movimento della Corte, che si spostava continuamente per celebrare le corone giudiziarie e vigilare sull’operato dei funzionari pubblici.
Le strade principali partivano da Santa Igia e si diramavano in diverse direzioni, collegando il regno a centri importanti come Capoterra, Siliqua e Senorbì. Questo sistema stradale facilitava il commercio e la comunicazione e permetteva alla Corte di raccogliere informazioni sulle necessità della popolazione.
Nel Regno di Càlari, la giustizia civile e penale era regolata dalla Carta de Logu Calaretana, un codice di leggi specifico per lo Stato cagliaritano. All’interno della Corte giudicale operava un ufficio mobile della Scrivania statale, responsabile della redazione degli atti di governo, ma questo non si trasformò mai in una Cancelleria stabile, cessando le sue attività con la caduta del giudicato nel 1258.
I re calaritani, quando venivano intronizzati dalla Corona de Logu (il parlamento giudicale), adottavano uno dei titoli di governo, Salusio o Torchitorio, da aggiungere al loro nome personale. Non ci sono fonti storiche sui primi giudici del X secolo, ma è noto che un evento significativo fu l’attacco dei musulmani Fatimiti, che nel X secolo invasero la Sardegna massacrando la popolazione.
Durante il X secolo, la vita era caratterizzata da povertà ma anche da una certa tranquillità, con navi che partivano da Santa Igia e giungevano da città marinare come Genova, Pisa e Amalfi. Solo dopo l’anno Mille si conosce il primo sovrano, Mariano Salusio della dinastia dei Lacon-Gunale, seguito da suo figlio Orzocco Torchitorio nel 1058, che affrontò conflitti con il giudicato di Arborea. Altri sovrani noti furono Costantino Salusio II, Mariano Torchitorio II e Costantino Salusio III, quest’ultimo morì nel 1163 senza eredi maschi, segnando la fine della dinastia.
Nell’XI secolo, il Regno di Càlari riprese contatti con la Terramagna, l’attuale penisola italiana. I primi stranieri ad arrivare furono i monaci Cassinesi nel 1066, seguiti dai Benedettini di Marsiglia, che contribuirono al rafforzamento del giudicato grazie alla loro esperienza agricola e alla protezione della Santa Sede. I due abati, Bernardo e Riccardo, ottennero concessioni per fondare monasteri e acquisire terreni, come il priorato dell’eremo di San Saturno.
Dal XII secolo il Regno si allineò con la Santa Romana Chiesa, mantenendo però una certa autonomia, poiché i sovrani non volevano che il clero interferisse nei poteri pubblici. I sacerdoti partecipavano alle curie insieme ai notabili locali e si occupavano di questioni statali. Molti ambasciatori e fiduciari del re provenivano dal clero, evidenziando l’intreccio tra istituzioni laiche e religiose.
Le relazioni con Pisa e Genova, che divennero potenti repubbliche marinare dopo l’anno Mille, furono cruciali. Il Regno di Càlari oscillava tra il sostegno ai mercanti liguri e toscani, favorendo talvolta le istituzioni religiose legate alle cattedrali di Pisa e Genova, che fungevano anche da canali diplomatici tra i governanti sardi e quelli dell’Italia continentale. Questo periodo segnò un’importante fase di sviluppo politico, commerciale e culturale per il Regno di Càlari, contribuendo a definire la sua identità storica.
Tra il 1084 e il 1163, il Regno di Càlari, sotto la guida di Mariano Torchitorio II e suo figlio Costantino Salusio III, si avvalse del supporto delle potenti repubbliche marinare di Pisa e Genova per difendersi da attacchi interni ed esterni. Questa alleanza si mantenne anche durante il conflitto tra Pisa e Genova per il controllo della Corsica, che continuò anche dopo la divisione dei sei vescovati dell’isola stabilita nel 1133 da Papa Innocenzo II.
Poiché Costantino Salusio III non ebbe eredi maschi, rafforzò la sua dinastia attraverso matrimoni strategici. Sua figlia primogenita sposò Pietro, fratello di Barisone II, re di Torres; la secondogenita, Giorgia, si unì al ligure Oberto Obertenghi, marchese di Massa e Corsica; e la terzagenita, Preziosa, sposò il console di Pisa, Tedice della Gherardesca, durante il viaggio di Costantino in Toscana nel 1161. La morte di Costantino segnò la fine della dinastia dei Lacon-Gunale di Càlari.
La figlia maggiore di Costantino, sposata a Pietro, trasferì il nome dinastico di Torchitorio III al marito. Pietro regnò con difficoltà, cambiando più volte politica estera e concludendo un accordo con Genova nel 1174 che le conferì il monopolio del commercio franco. Morì nel 1187 senza eredi maschi, e il trono passò al nipote Guglielmo, figlio di Giorgia e Oberto Obertenghi. Guglielmo Salusio IV, della nuova dinastia dei Lacon-Massa, si distinse come sovrano autoritario e guerriero, impegnato in conflitti con altri giudicati. Attraverso matrimoni strategici, estese la sua influenza su gran parte dei troni sardi, sposando le sue figlie a nobili di altre dinastie. Guglielmo morì nel 1214, e il trono passò a Barisone, marito di Benedetta, che divenne Torchitorio IV. Tuttavia, Barisone regnò poco, morendo intorno al 1217.
Il figlio di Barisone, Guglielmo Salusio V, era ancora in fasce e fu rappresentato da un vicario. La madre, Benedetta, si risposò più volte e infine sposò Lamberto Visconti.
Lamberto costrinse i giudici calaritani a concedere ai Pisani la costruzione di una roccaforte, Castel di Castro, nei pressi di Santa Igia. Alla morte di Benedetta nel 1232, Guglielmo Salusio V, a soli 15 anni, dovette subire la reggenza della zia Agnese fino al raggiungimento dei 18 anni. Sposò una nobildonna del casato Serra e ebbe 2 figli, tra cui Giovanni Torchitorio V (Chiano), che regnò dal 1244 al 1254.
Il governo di Chiano è poco documentato e le cause di instabilità durante il suo breve regno non sono chiare. In particolare, la città di Castrum Càlaris rappresentava un elemento di tensione, anche a causa del porto di Bagnaria, che poteva minacciare la politica filo-genovese del regno, pur rimanendo sotto il controllo giudicale. Il 20 aprile 1256, Guglielmo Salusio V cedette la rocca di Castrum al Comune di Genova, suscitando la reazione dei Pisani. Nella stessa estate, Chiano sposò una donna della famiglia Malocello, ma fu assassinato a Santa Igia dai Pisani nel mese di ottobre. Prima di morire, indicò come successori i suoi cugini Guglielmo e Rinaldo, ma il trono passò a Guglielmo di Cèpola (Salusio VI) che seguì una politica filo-ligure, eseguendo gli ordini dei Genovesi, tra cui l’espulsione dei Pisani da Castrum Càlaris. Questo provocò un attacco nel 1257 da parte di una coalizione filo-pisana. Dopo 14 mesi di guerra Castrum e Santa Igia si arresero nel 1258, ma Guglielmo fuggì a Genova e morì senza eredi, segnando la fine del Giudicato di Càlari dopo 358 anni.
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