Troppo caldo, stop ad alcuni lavori all'aperto: la Sardegna si adegua all’Europa che affronta il cambiamento climatico

Anche la Sardegna si allinea a un fronte europeo sempre più ampio che impone il blocco dei lavori all’aperto durante le ore più calde della giornata. Con un’ordinanza firmata dalla presidente Alessandra Todde, la Regione ha disposto il divieto di attività all’aperto tra le 12.30 e le 16 nei settori agricolo, florovivaistico ed edilizio, nei giorni in cui il rischio da stress termico viene classificato come “alto” dal sistema Worklimate (Inail-Cnr). Il provvedimento resterà in vigore fino al 31 agosto.

La decisione non è isolata. A livello nazionale sono già tredici le Regioni italiane che hanno adottato provvedimenti simili: Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana, Lazio, Sicilia, Abruzzo, Umbria, Campania, Puglia, Calabria, Basilicata, Liguria e Piemonte. In alcuni casi, il blocco è esteso anche al settore logistico e alle cave. La fascia oraria è ovunque la stessa: dalle 12.30 alle 16, le ore più critiche secondo i dati di rischio bioclimatico.

Cosa fanno in Europa

Ma il quadro è europeo. In Francia, il governo ha disposto la chiusura delle scuole nelle aree più colpite e ha raccomandato lo stop alle attività fisiche e ai lavori esposti. In Grecia, è vietato il lavoro nei campi e nei cantieri nelle ore centrali. In Spagna, il governo ha introdotto pause obbligatorie nei turni di lavoro all’esterno. In Portogallo, alcuni tour operator sono stati costretti a sospendere le attività durante i picchi. Tutti segnali di un cambiamento strutturale che interessa l’intero continente.

Anche in Sardegna, le temperature massime registrate in questi giorni superano i 40 gradi in alcune zone dell’interno. Ma non si tratta solo di punte eccezionali: è la continuità del caldo a generare pericolo. L’ordinanza regionale vieta esplicitamente il lavoro in condizioni di rischio alto e autorizza, nei casi previsti, il ricorso agli ammortizzatori sociali.

Sono escluse dal divieto solo le attività di pubblica utilità e di emergenza, purché vengano garantite tutte le tutele previste dal Testo unico sulla sicurezza. I sindacati hanno espresso soddisfazione per una misura che tutela la salute dei lavoratori più esposti, ma chiedono una cornice legislativa nazionale.

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