
Il turismo nautico in Sardegna cresce, ma non abbastanza. Lo conferma un recente studio dell’Università di Sassari, che analizza lo stato del settore e individua le principali criticità. L’isola vanta un numero significativo di porti turistici e infrastrutture di alto livello, ma la ricchezza generata dagli yacht rimane confinata alle aree costiere, senza coinvolgere l’entroterra. La soluzione? Un modello innovativo basato sulla tecnologia, capace di connettere i diportisti con le eccellenze locali.
Secondo il report, la Sardegna dispone di oltre 100 strutture portuali, con una capacità complessiva di circa 20.000 posti barca, di cui 6.000 destinati a imbarcazioni superiori ai 10 metri. Nel Mediterraneo, il numero di yacht è passato da 953 nel 2015 a 1.385 nel 2024, con una crescita costante dopo la flessione del 2020 dovuta alla pandemia.
A livello economico, il comparto della nautica da diporto in Sardegna conta più di 3.500 aziende e ha generato circa 15 milioni di euro nel 2023. Tuttavia, la distribuzione dei ricavi evidenzia una dinamica squilibrata: la maggior parte dei guadagni proviene dai ristoranti nei porti (10 milioni di euro), mentre settori come la costruzione di imbarcazioni (1,7 milioni) e il trasporto marittimo (2,5 milioni) restano marginali.
Nonostante l’aumento del traffico nautico, il turismo legato allo yachting in Sardegna resta un fenomeno limitato alla stagione estiva e alle aree portuali. Gli yacht attraccano, i turisti usufruiscono dei servizi esclusivi della costa, ma l’impatto sulle economie locali è ridotto. L’entroterra, con il suo patrimonio enogastronomico e artigianale, rimane scollegato da questo flusso di visitatori.
Il report evidenzia come questa separazione tra costa e interno rappresenti il principale ostacolo alla crescita del settore. Senza un’integrazione più efficace, il turismo nautico rischia di rimanere un’opportunità incompleta per l’economia regionale.
Lo studio propone una strategia per superare questo limite: la creazione di una piattaforma digitale basata su tecnologie innovative, come la blockchain. Il sistema permetterebbe di mettere in contatto i diportisti con produttori locali e fornitori di servizi nelle aree interne, facilitando l’acquisto di beni e l’organizzazione di esperienze turistiche fuori dalle rotte tradizionali.
Se implementata con successo, questa soluzione potrebbe ampliare il raggio d’azione del turismo nautico, trasformandolo in un motore di sviluppo più inclusivo e sostenibile per tutta la regione.
La Sardegna ha già le infrastrutture e l’attrattiva necessarie per consolidarsi come destinazione di riferimento per il turismo nautico nel Mediterraneo. Per sfruttare appieno questo potenziale, sarà fondamentale migliorare l’integrazione tra il settore marittimo e l’economia locale.
Il successo del modello dipenderà dalla capacità di connettere il turismo di lusso con il tessuto produttivo dell’isola, evitando che la crescita degli yacht in arrivo si traduca solo in un beneficio limitato ai porti. I numeri mostrano una tendenza chiara, ma il futuro del turismo nautico in Sardegna dipenderà dalle scelte che verranno fatte nei prossimi anni.
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