
La Sardegna non può permettersi di chiudere gli aeroporti ai turisti con l’arrivo dell’autunno. I mercati del nord Europa continuerebbero a scegliere l’isola anche nei mesi di novembre e dicembre, ma senza collegamenti aerei la domanda si spegne sul nascere.
Ramona Cherchi, Cluster General Manager del Delta Hotels by Marriott Olbia Sardinia, sottolinea come garantire voli operativi oltre ottobre non sia solo una necessità per il settore alberghiero, ma una strategia fondamentale per dare stabilità al turismo e creare opportunità economiche tutto l’anno.
Per riuscirci serve un piano condiviso tra pubblico e privato, capace di trasformare il turismo sardo in un sistema strutturato e non in un evento stagionale destinato a esaurirsi con l’estate.
Settembre e ottobre sembrano diventare mesi sempre più importanti per la domanda turistica. Cosa si potrebbe fare per mantenere questa tendenza?
Settembre e ottobre stanno assumendo sempre più rilevanza, ma è fondamentale che l’operativo voli per le tratte nordeuropee non cessi a fine ottobre. Sono proprio questi i mercati che continuerebbero a prenotare la destinazione. Inoltre, servirebbero iniziative pubbliche e private per novembre e dicembre, mesi che oggi rappresentano un vuoto quasi totale. Non può bastare la sola notte del 31 dicembre per sostenere l’economia turistica in quel periodo.
Quali potrebbero essere le azioni concrete per prolungare la stagione oltre l’estate?
Bisognerebbe pensare a un patto tra pubblico e territorio, che incentivi attività e servizi anche nei mesi invernali. Queste iniziative dovrebbero essere pianificate con largo anticipo e utilizzate dalle imprese come strumento di promozione. Se ci fosse una chiara offerta turistica anche per novembre e dicembre, molte strutture avrebbero un motivo valido per restare aperte, generando un ciclo virtuoso.
Come sta cambiando l’offerta turistica della Gallura?
La Gallura sta evolvendo verso un mercato upscale. L’offerta medio-bassa inizierà a guardare verso altre coste sarde, ed è un bene. Le altre zone della Sardegna sono meravigliose e meritano attenzione, mentre la Gallura deve consolidare una domanda più alta e qualificata. Bisogna regolare e indirizzare meglio i mercati, evitando delusioni che potrebbero portare a una perdita progressiva di interesse.
Oltre all’allungamento della stagione, quali altre criticità vedi nel sistema turistico sardo?
La Sardegna vive ancora un’eccessiva diversità di domanda, sia per quantità che per qualità tariffaria. Dobbiamo lavorare per sollevare l’asticella e massimizzare i ricavi, soprattutto durante la stagione estiva, che resta il nostro asset principale. Più ricavi significano più investimenti per sviluppare prodotti alternativi al balneare e coprire tutto l’anno.
In sintesi, qual è la chiave per il futuro del turismo in Sardegna?
Bisogna smettere di concentrarsi solo sui dati estivi. Il turismo va ripensato su un orizzonte temporale più ampio, con una strategia che punti a un’operatività di almeno nove mesi. Serve una pianificazione a lungo termine, con il coinvolgimento di esperti del settore e di tutti gli stakeholder. Solo così la Sardegna potrà diventare una destinazione turistica realmente competitiva su scala internazionale.
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