
Una passione nata da bambino, che lo ha portato ad avere successo nel mondo della magia. Michele Cabras, in arte Mycras, è un giovane illusionista cagliaritano di 28 anni che, nell’arco dei suoi dieci anni di carriera, è riuscito a raggiungere diversi riconoscimenti nel suo campo, tra cui premi internazionali e una serie pubblicata su Prime video, “Something unusual”. Mycras si racconta, dal primo approccio alla magia ai suoi successi nazionali e internazionali.
Quando e come hai scoperto la passione per la magia?
Il primo incontro con la magia l’ho avuto all’età di undici anni. Nel periodo natalizio mandavano in onda uno spettacolo di Copperfield, che aveva fatto a Las Vegas e quello è stato il mio primo contatto con la magia. Ero rimasto talmente incantato che, nonostante i miei genitori mi avessero già fatto il regalo, i giorni successivi li assillai così tanto che subito dopo mi comprarono la classica scatola del mago e da lì ho iniziato a cimentarmi nelle cose più semplici. Inizialmente era un gioco poi durante l’adolescenza la mia passione è cresciuta, finché poi ho deciso di incentrare tutta la mia vita su questo.
Come ha fatto la tua passione a diventare un lavoro, quando è iniziato?
Ciò che mi ha fatto scattare la voglia di trasformarlo in qualcosa di più era il fatto che mi sentivo di regalare un’emozione alle persone che mi guardavano e questa cosa mi faceva sentire speciale, in qualche modo, mi faceva sentire unico. Era una sensazione che mi completava parecchio, tanto da approfondire un po’ tutti gli studi e andare unicamente verso questa direzione.
Hai sempre saputo di voler fare questo?
Fino a una certa età non era una cosa che pensavo di fare da adulto. Inizialmente la vivevo con molta spensieratezza, come se fosse qualcosa che era nella mia vita e basta, come la scuola o il calcio, tutto quello che gira attorno alla vita di un ragazzino. Poi verso i 17 anni, con più chiarezza, ho fatto un punto della situazione ed ero molto deciso a intraprendere questa strada a livello anche professionale.
Hai fatto qualche studio nello specifico per svolgere questa professione?
In realtà non ci sono vere e proprie strade per fare questo mestiere, nel senso non esistono scuole o istituzioni che ti permettono di acquisire un titolo. Quindi diciamo che gran parte della preparazione la devi sviluppare da solo e, se sei fortunato, puoi imparare da un professionista più grande di te, che ha molta più esperienza, e che ti prende sotto la sua “ala protettiva”. Io ho avuto anche questa fortuna, che mi ha aiutato tantissimo, e da là poi ho anche conosciuto diversi professionisti in ambito nazionale e internazionale dai quali ho cercato di apprendere più cose possibili.
Le persone che ti stavano accanto hanno sempre appoggiato il tuo sogno?
Le persone a me vicine erano molto diffidenti riguardo questa scelta. Riuscivano a vederlo sicuramente come passatempo, come hobby, ma non come professione. Con il passare del tempo comprendo la paura che potevano avere i miei genitori nel vedermi intraprendere questo mestiere. Però, l’incoscienza degli anni di voler fare una cosa e non preoccuparsi poi delle conseguenze mi ha portato poi, per fortuna, a far andare tutto per il verso giusto.
I numeri che porti sul palco da cosa nascono, c’è qualcosa che ti ispira?
Ogni atto (negli spettacoli) ha sempre un suo perché e trova modo col tempo, perché naturalmente ha bisogno di maturità per esser assimilato e portato sul palco nella giusta formula. Diciamo che il tutto nasce sicuramente da un sentimento interno che non trova altro modo di uscire se non questo.
Dalla Sardegna come sei riuscito a raggiungere l’ambiente nazionale e internazionale?
Sicuramente concentrandomi giorno dopo giorno, non è una cosa che si fa rapidamente. Nel 2014 ho iniziato a condividere video su Youtube, che ai tempi avevano un certo successo, poi abbiamo firmato il primo contratto di partnership con Youtube e ci hanno invitato a Milano alla Games week del 2014. Più avanti sono stato invitato a un festival internazionale di illusionismo, come artista in gara, che si trovava a San Marino e poi da lì diciamo ne è scaturito un po’ tutto il resto: le apparizioni su Rai Uno e spettacoli a livello nazionale per poi arrivare agli spettacoli teatrali, che era la cosa su cui mi sono sempre focalizzato un po’ di più perché penso che il live sia la cosa più importante di questo mestiere.
Come descriveresti la tua serie su Prime Video “Qualcosa di insolito”?
Originale e insolita. Il progetto generale è nato durante la pandemia, avevano già comunicato che gli spettacoli dal vivo sarebbero stati sospesi per un bel po’ di tempo; quindi, in realtà, è nata come esigenza di esprimere quello che stavo vivendo, che avevo dentro e che dovevo buttare fuori e quello era l’unico modo per farlo. Il percorso è stato abbastanza sorprendente, nel senso che non avrei mai pensato, soprattutto all’inizio, nella prima parte di creazione e di storytelling, che arrivasse a determinati traguardi e questa è stata una bellissima sorpresa. Il fatto che la serie sia disponibile in quattro Paesi è sicuramente una grande soddisfazione. Attualmente c’è il progetto di portarla anche in Italia.
Parlando del tuo ultimo spettacolo “Dieci – oltre la magia”, com’è nato e cosa volevi trasmettere al tuo pubblico?
L’ultimo spettacolo è abbastanza particolare, nel senso che fa un po’ un riassunto di quelli che sono stati appunto i miei primi dieci anni di carriera. Ogni atto corrisponde a un momento preciso della mia vita e che mi ha portato a essere la persona e l’artista che sono oggi. È sicuramente uno spettacolo abbastanza unico nel suo genere perché viene sempre associato a una tematica, un’argomentazione e un sentimento ed era questo l’intento fin dall’inizio.
A cosa stai lavorando ultimamente? Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ultimamente sono in un periodo di creazione e, in realtà, è molto complicato perché allenare la creazione non è una cosa per niente facile. A volte conviene magari staccarsi un po’ da tutto il mondo professionale, riflettere e scrivere tanto. È un momento un po’ particolare però è un periodo in cui sento che stiamo lavorando bene sui nuovi progetti, che spero presto di poter annunciare in modo ufficiale.
Se potessi raggiungere un obiettivo che ti sei prefissato, e che non hai ancora raggiunto, quale sarebbe?
Fin dall’inizio non mi sono mai messo effettivamente un punto d’arrivo. Magari, quando ho iniziato, il sogno principale era di farlo come professionista e riuscire a essere un artista completo e vivere di quest’arte. Col passare del tempo mi sono sempre e solo focalizzato nel migliorare professionalmente ma non sono molto fan di avere un obiettivo unico e andare solo in questa direzione, penso che, almeno nel mio caso, il modo migliore per lavorare sia cercare sempre di fare il massimo per arrivare a determinati obiettivi che poi magari sono molto più importanti di quelli che pensavi inizialmente.
Cosa rappresenta per te la magia?
Per me è una forma artistica, di comunicazione e di espressione molto impattante e forte. Grazie alla magia sono riuscito a liberare una parte di me, come persona, che mi ha permesso poi sul palcoscenico di trovare un equilibrio, una libertà che, senza la magia, non sarei stato in grado di avere.
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