
Daniela Falconi, sindaca di Fonni e presidente di ANCI Sardegna, annuncia pubblicamente sui suoi canali social l’adesione dell’ente al processo civile per chiedere la messa in sicurezza della Strada Statale 129, teatro del tragico incidente in cui, il 25 dicembre 2017, morirono Francesco e Matteo Pintor.
Falconi chiede che Anas venga obbligata a intervenire con l’installazione di guardrail a norma lungo tutto il tracciato: non un’azione contro qualcuno, sottolinea, ma una battaglia per la vita, per una rete stradale che non continui a produrre vittime. Poche ore dopo, Falconi è in tribunale a Nuoro, al fianco di Giovanni Pintor, fratello dei due giovani deceduti. Quel giorno di Natale, Giovanni era in auto con loro e con un cugino. Sono sopravvissuti, ma l’auto è stata trafitta da un guardrail obsoleto e fuori norma, in un tratto privo di adeguate protezioni: un’infrastruttura che avrebbe dovuto proteggere, e che invece ha ucciso.
La vicenda giudiziaria è oggi entrata in una nuova fase: ANCI Sardegna si è costituita “ad adiuvandum” nel procedimento civile avviato dall’associazione Adesso Basta, fondata dallo stesso Giovanni Pintor. L’obiettivo non è un risarcimento, ma l’obbligo per ANAS di mettere in sicurezza l’intero tratto della SS129, attraverso l’installazione di barriere stradali a norma.
“Non entriamo in questa battaglia contro qualcuno,” ha dichiarato Falconi, “ma per ribadire un principio semplice e fondamentale: vogliamo strade sicure”.
I dati parlano chiaro: con 110 morti nel 2023 e un tasso di mortalità di 7 vittime ogni 100.000 abitanti, la Sardegna è tra le regioni italiane più pericolose in rapporto alla popolazione e ai chilometri percorsi. Le arterie extraurbane, come la SS129, la SS131 e la SS554, registrano il maggior numero di incidenti gravi e mortali. L’estate è il periodo più a rischio; il fine settimana, le ore più critiche.
La carenza cronica di manutenzione e adeguamento normativo di molte infrastrutture è parte di un problema sistemico: mancano interventi strutturali e una visione di lungo termine.
L’impegno di Falconi, però, ha generato reazioni contrastanti. Accusata da alcuni di sfruttare il caso a fini personali o politici, la sindaca ha scelto di rispondere in modo diretto, raccontando pubblicamente il suo coinvolgimento umano nella vicenda. In un lungo post sui social, ha ricordato una telefonata ricevuta il 1° novembre 2024 da Annarita, madre dei fratelli Pintor. Una frase, in particolare, ha segnato il suo impegno:“Noi adulti non possiamo lasciare la vita in mano ai diciottenni.” Falconi ha definito quella frase “il cuore etico” del progetto condiviso con altri sindaci: un richiamo alla responsabilità collettiva degli adulti, delle istituzioni, della politica.
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