
Nel 2024 la crescita delle imprese in Sardegna ha rallentato sensibilmente. Secondo la Camera di Commercio di Sassari, il tasso di crescita si è fermato allo zero virgola ventiquattro per cento, ben al di sotto della media nazionale, che supera lo zero virgola sessanta.
Nonostante un saldo positivo di poco più di quattrocento imprese, l’isola avanza a un ritmo molto più lento rispetto a gran parte delle regioni meridionali, perdendo il vantaggio competitivo degli anni precedenti.
Il rallentamento è legato soprattutto a due fattori: un calo delle nuove aperture, che nel 2024 sono state poco meno di ottomila, e un aumento delle cessazioni, tornate ai livelli pre-pandemia. Il tessuto imprenditoriale regionale appare stabile, ma manca dello slancio necessario per recuperare terreno rispetto al resto del Paese.
Alcuni settori resistono alla frenata generale. Il turismo si conferma trainante, con più di cento imprese in più e una crescita di circa un punto percentuale. Bene anche i servizi, che aggiungono quasi seicento attività, con un incremento di poco più di due punti percentuali.
Le attività immobiliari crescono di oltre duecentotrenta unità, pari a un aumento di circa sette punti percentuali, spinte dalla compravendita di seconde case e dagli investimenti. Anche le attività professionali sono in espansione, con quasi centocinquanta nuove imprese e una crescita di più di quattro punti percentuali, segno di una maggiore specializzazione del mercato del lavoro.
Il commercio, invece, è in forte difficoltà: chiuse oltre millecento attività, con una riduzione di circa tre punti percentuali, penalizzate dall’e-commerce e dai margini ridotti. L’agricoltura perde quasi ottocento imprese, registrando un calo di poco più di due punti percentuali, mentre l’industria conta circa duecentocinquanta aziende in meno, con una flessione di due virgola cinque punti, confermando difficoltà strutturali.
Anche i trasporti arretrano, con più di cento aziende in meno e una contrazione di circa tre punti percentuali, a causa dell’aumento dei costi operativi. Infine, dopo anni di crescita legata agli incentivi edilizi, le costruzioni subiscono un lieve calo, con circa ottanta imprese in meno e una riduzione di meno di mezzo punto percentuale.
La crescita delle imprese non è uniforme in tutta la Sardegna. Il Nord dell’isola mostra un andamento positivo, con un saldo attivo di circa settecentocinquanta imprese e un tasso di sviluppo dell’uno virgola trentotto per cento, tra i migliori in Italia. In particolare, il Nord-Est, trainato dalla Gallura e dalla Costa Smeralda, cresce di oltre due virgola trenta per cento, mentre il Nord-Ovest, con Sassari e dintorni, si ferma a poco meno dello zero virgola settantacinque per cento.
Al contrario, il Sud dell’isola fatica a tenere il passo. Le province di Cagliari e Oristano registrano dati negativi, segno di una minore capacità di attrarre investimenti e adattarsi ai cambiamenti del mercato.
Il problema principale non è solo il ritmo più lento di crescita, ma il fatto che la Sardegna stia progressivamente perdendo terreno rispetto alla media nazionale. In passato, l’isola riusciva a mantenere un vantaggio competitivo, compensando le difficoltà strutturali con una crescita superiore alla media. Oggi, invece, fatica a tenere il passo.
Senza un piano di rilancio mirato, il rischio è che il divario con il resto d’Italia si ampli ulteriormente, rendendo ancora più complesso lo sviluppo di un tessuto imprenditoriale già fragile.
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