Fenosu, le promesse non decollano. E la pista pagata milioni è un deserto

L’aeroporto di Fenosu. Foto scattata da Stefano Saba e tratta dal gruppo Facebook Quelli che vogliono l’aeroporto di Oristano

Due anni fa, esattamente il 13 giugno 2023, l’Enac firmava la concessione ventennale per la gestione dell’aeroporto di Fenosu a Oristano. Una svolta storica per uno scalo chiuso dal 2011 e dato per morto, che avrebbe dovuto tornare a vivere grazie alla Società di gestione aeroporti oristanesi (Sogeaor), guidata dall’imprenditore cagliaritano Riccardo Faticoni. E invece, a due anni di distanza, lo scenario è immutato: cancelli chiusi, nessuna attività di volo, nessuna scuola aeronautica, nessun aerotaxi. Solo silenzi e rassicurazioni generiche.

Nel frattempo, le dichiarazioni entusiastiche di Faticoni restano ferme nel cassetto assieme ai progetti. Nessun annuncio concreto, nessun cronoprogramma. «Stiamo lavorando», si continua a dire. Ma l’unico segnale visibile resta l’asfalto sbiadito della pista e gli edifici deserti. L’operazione di rilancio, annunciata a più riprese come un’opportunità per il territorio, rischia di trasformarsi in un boomerang: una scatola vuota che alimenta aspettative e polemiche.

La scelta di Enac e la pista vuota

Negli ultimi anni, l’unica presenza costante sullo scalo è rappresentata da qualche elicottero della Polizia di Stato, che atterra occasionalmente. Un’attività minima, ben lontana dall’idea di un aeroporto operativo e funzionante. Ed è proprio questo che lascia perplessi: la decisione di Enac di concedere una gestione ventennale a un soggetto che, nei fatti, non ha ancora reso operativo lo scalo. Una scelta che pone interrogativi, anche alla luce dell’assenza di avanzamenti concreti da parte del gestore.

La politica sarda litiga

E la politica? Si divide, come da copione. Il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Emanuele Cera, ha recentemente accusato la giunta regionale di inadempienza, denunciando la totale assenza di investimenti per lo scalo. Ma la replica del centrosinistra non si è fatta attendere: Alessandro Solinas (M5S), Salvatore Cau (Orizzonte Comune) e Antonio Solinas (PD) hanno bollato l’intervento come strumentale, ricordando che lo stesso Cera era assessore provinciale nel momento della disastrosa privatizzazione della Sogeaor, quando la Provincia, principale azionista pubblica, cedette le quote aprendo le porte alla gestione privata.

L’errore originario sta lì, nero su bianco: un aeroporto trasformato in una promessa infinita, affidato a soggetti che, a oggi, non sono stati in grado di garantire nemmeno un atterraggio.

Società fragili al comando di un aeroporto

Non aiuta, in questo contesto, la situazione economico-finanziaria delle società coinvolte. I dati di bilancio aggiornati al 2023 parlano di fatturati nulli o in forte calo, patrimoni ridotti al minimo e forti segnali di fragilità. Ma ciò che conta, agli occhi del territorio, è la totale assenza di risultati tangibili. Non un volo, non un servizio, non una prospettiva chiara. Solo tempo che passa e un’infrastruttura pubblica, costata milioni, che continua a marcire.

Quale spinta imprenditoriale?

La “forte spinta imprenditoriale” annunciata negli anni si è rivelata inconsistente. Chi oggi detiene la gestione dello scalo non ha dimostrato di essere in grado di tradurre in azione concrete le aspettative generate. A due anni dalla firma della concessione, l’aeroporto di Fenosu resta chiuso, muto e abbandonato. Nessun segnale operativo, nessun progetto reso pubblico, nessun avanzamento visibile. Un immobilismo totale che pesa come un macigno su chi aveva promesso una rinascita e, al contrario, ha consegnato solo stallo e opacità.

Questo articolo è il primo di una serie di approfondimenti dedicati alla vicenda dell’aeroporto di Fenosu e alla gestione di un’infrastruttura pubblica su cui continua a gravare un pesante punto interrogativo.

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