La televisione svizzera svela il fallimento dell’industria elvetica in Sardegna

Portovesme

Quando una televisione straniera si occupa di una crisi industriale italiana, significa che la storia è più grande di quanto sembri. La Radiotelevisione Svizzera (RSI) ha dedicato un’inchiesta alla situazione nel Sulcis, dove due aziende elvetiche, Sider Alloys e Glencore, sono accusate di aver lasciato dietro di sé promesse disattese, stabilimenti fatiscenti e operai senza certezze. Il reportage ha portato il caso all’attenzione internazionale, mentre in Italia la vicenda resta sottotraccia.

Sider Alloys: promesse mai mantenute

Nel 2018, la Sider Alloys di Lugano ha rilevato l’ex Alcoa di Portovesme per un euro simbolico, promettendo il rilancio della produzione di alluminio. Sette anni dopo, la fabbrica è ferma, la sala elettrolisi è stata smantellata e i lavoratori si trovano senza stipendi regolari né prospettive. “Non ha fatto nulla se non prendersi i soldi”, accusa il sindacato, mentre gli operai, sempre meno, non credono più alle promesse dell’azienda.

Glencore chiude, il Sulcis affonda

Pochi chilometri più in là, la multinazionale Glencore ha spento la produzione di zinco lo scorso dicembre, lasciando senza lavoro 1.200 persone. L’azienda ha giustificato la chiusura con gli alti costi energetici, ma per il Sulcis è un colpo devastante. Glencore propone ora di trasformare il sito in un impianto per il riciclo delle batterie al litio, un progetto che divide: per l’azienda è innovazione, per i residenti un altro possibile disastro ambientale.

L’eco internazionale e il silenzio italiano

Mentre i lavoratori protestano e la politica convoca tavoli di crisi, la RSI ha dato alla vicenda un’eco internazionale. “Non ci ascolta nessuno”, dicono gli operai. E il fatto che siano stati giornalisti svizzeri a raccontare la loro storia è forse il segnale più amaro di tutti.

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