RUBRICA: Le Domus de Janas e il Ciclo della vita

Sant’Andrea Priu

I monumenti funebri più antichi della Sardegna, così come in molte altre parti del mondo, sono rappresentati da camere ovoidali scavate nella roccia. La forma dell’uovo evoca il grembo materno, simbolo di un ritorno alla sorgente della vita, dove vita e morte si intrecciano, dando origine a un ciclo di rinascita.

Le pareti di queste strutture sono adornate con simboli come spirali, mezzelune, corna, cerchi e serpenti, che richiamano una ricca simbologia.
In diverse culture, l’uovo è offerto ai defunti come simbolo di nuova vita.

Un esempio significativo si trova nel sito di Monte d’Accoddi, dove è stato rinvenuto un omphalos, un elemento sacro che rappresenta l’ombelico del mondo, decorato con coppelle, anch’esse associate al concetto di rinascita. Inoltre, in alcune tradizioni, la forma ovoidale è legata a animali sacri della Dea Madre, come il toro, le cui immagini con cerchi e ovali sono incise sulle natiche nell’arte magdaleiana (risalente a 18.000-15.000 anni fa, alla fine dell’ultima glaciazione), e l’uccello, che trasporta un uovo nel suo ventre, presente sui vasi minoici, cicladici ed ellenici.

I rituali iniziatici

L’uovo racchiude una serie di eventi che si svolgono prima della schiusa e della nascita, un lungo periodo di oscurità e trasformazione in cui l’embrione si sviluppa.

Questa fase simbolicamente corrisponde alla morte dell’individuo, e la deposizione nella domus de janas consente di vivere esperienze simili. La sepoltura, infatti, favorisce la rigenerazione, suggerendo un parallelo con le stagioni: la primavera rappresenta il culmine della vita, ma il ciclo deve necessariamente iniziare con l’inverno, simbolo della morte apparente della natura.

La schiusa dell’uovo, così come i germogli del seme e il parto, rappresentano solo l’epilogo di una serie di processi biologici, chimici e fisici. Nei cicli iniziatici di rinascita si attraversano varie fasi evolutive; ad esempio, nel rituale dell’incubazione, l’iniziato trascorre una o più notti in un luogo sacro e buio, dove vive visioni e sogni, confrontandosi con paure come il timore del buio, dell’ignoto e della morte.

Questo rituale funge da processo di guarigione e purificazione su più livelli, contribuendo anche alla rigenerazione dei resti umani nell’ipogeo.
L’incubazione prevede che l’iniziato compia bagni rituali e digiuni prima di accedere all’ipogeo. Per rinascere e raggiungere l’illuminazione, è necessario affrontare una discesa lenta e talvolta dolorosa, una morte apparente, simile ai frutti che si sviluppano attraverso un lungo e faticoso processo di oscurità, caos e morte, proprio come avviene durante l’inverno.

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