
Nei prossimi cinque anni, i comuni della Sardegna perderanno quasi cinquanta milioni di euro di finanziamenti statali. Il Governo Meloni ha ridotto i trasferimenti agli enti locali, costringendo le amministrazioni a una scelta difficile: tagliare i servizi ai cittadini o aumentare le tasse locali.
Il conto sarà progressivo. Si parte con meno di cinque milioni nel 2025, per arrivare a oltre quindici milioni nel 2029. In totale, quasi cinquanta milioni in cinque anni. Anche le province subiranno tagli per oltre cinque milioni e mezzo, colpendo in particolare l’area metropolitana di Cagliari e quella di Sassari.
Le grandi città pagheranno il prezzo più alto. Cagliari perderà quasi sei milioni di euro, mentre Sassari vedrà ridotti i trasferimenti di circa tre milioni. Olbia, Quartu Sant’Elena, Nuoro e Oristano dovranno rinunciare a somme che variano tra ottocentomila e un milione e mezzo di euro, mentre centri più piccoli come Iglesias, Carbonia e Porto Torres subiranno tagli nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro.
L’impatto sarà pesante anche per i comuni minori. Paesi come Alghero, Ozieri, Sorso e Monserrato vedranno diminuire le risorse a disposizione, in un momento già critico per le finanze locali.
Le opposizioni parlano di una scelta politica che colpirà direttamente i cittadini. I parlamentari sardi del Partito Democratico, Silvio Lai e Marco Meloni, non usano mezzi termini:
“Lo avevamo detto durante la discussione della Legge di Bilancio: con questi tagli, i comuni dovranno ridurre i servizi o alzare le tasse. Intanto, il Governo trova miliardi per progetti faraonici e sanatorie fiscali: dal ponte sullo stretto ai centri per migranti in Albania, fino ai condoni per chi evade.”
Secondo i democratici, il piano economico della maggioranza sta premiando chi ha sempre evitato di pagare le tasse, mentre gli enti locali vengono lasciati senza risorse per far fronte a costi crescenti. L’inflazione, l’aumento delle spese per mense scolastiche, assistenza sociale e stipendi pubblici stanno già mettendo sotto pressione le amministrazioni. La riduzione dei trasferimenti rischia ora di aggravare la situazione.
A fare le spese di questa manovra saranno soprattutto i servizi locali. Con meno fondi a disposizione, i comuni potrebbero ridurre il trasporto pubblico, aumentare le tariffe per le mense scolastiche o tagliare fondi ai servizi sociali.
L’alternativa? Un aumento delle imposte locali, che andrebbe a colpire direttamente famiglie e imprese. I sindaci, già alle prese con bilanci in difficoltà, dovranno scegliere quale sacrificio imporre ai cittadini.
Intanto, da Roma le priorità sembrano altre. E nell’isola, che da oltre cinquant’anni rivendica la sua autonomia, la sensazione è che l’autogoverno abbia sempre meno strumenti per funzionare davvero.
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