
Il Tennistavolo Sassari ha conquistato il suo primo scudetto in Serie A1 maschile. Guidati da coach Mario Santona, i sassaresi hanno scritto una pagina storica per lo sport sardo e si preparano a difendere il titolo. La nuova stagione è già partita bene: vittoria nella prima giornata di campionato e subito grande entusiasmo. Con nuovi innesti e una rosa più ampia, l’obiettivo è confermarsi al vertice e continuare a far crescere il movimento giovanile e paralimpico.
Coach, partite da campioni d’Italia: quali sono gli obiettivi e le sfide della nuova stagione?
Iniziamo la stagione con lo scudetto sulla maglia, ma non deve essere un peso. Ogni annata fa storia a sé: dobbiamo ripartire da zero e dimostrare ancora il nostro valore. Quest’anno avremo anche la squadra femminile in Serie A, quindi il pubblico potrà godersi ancora più spettacolo. Speriamo che il successo sia un traino per tutto il movimento: a oggi abbiamo 160 tesserati e vogliamo crescere ancora.
Avete cambiato diversi giocatori: che innesti saranno i nuovi acquisti?
Volevamo confermare più elementi, ma abbiamo ringiovanito la rosa. Al posto di Pistej è arrivato l’ungherese Lakatos dalla Bundesliga, il campionato più competitivo d’Europa. Baciocchi è tornato vicino casa e l’abbiamo sostituito con Cappuccio, ex Norbello. Al posto di Ismailov è arrivato Artemenko, nazionale russo. A loro si aggiungono John Oyebode e l’argentino Javier Lorenzo Santiago. È una rosa ampia, perché gli impegni sono tanti e il livello si è alzato.
Guardando invece allo scudetto, qual è stata l’emozione più forte nel vincerlo?
Non è stato un solo momento, ma un crescendo che ci ha accompagnato per tutta la stagione. Tutto si è incastrato: società, giocatori, pubblico. È stato un risultato storico, difficile ancora da realizzare. Abbiamo sentito grande sostegno, e questo rimane dentro.
La squadra dello scudetto era formata da giocatori molto diversi tra loro. Come siete riusciti a creare un gruppo così unito?
La squadra è stata costruita un po’ tardi, perché la conferma della Serie A1 è arrivata solo all’ultimo. Le cose però si sono incastrate bene: Baciocchi e Ismailov arrivavano da Prato e hanno portato solidità ed esperienza, Puppo e Pistej si conoscevano già e avevano vinto insieme un titolo italiano, mentre lo stesso Puppo, ancora giovane, a Sassari ha fatto un salto decisivo consacrandosi da protagonista. Il mio ruolo è stato soprattutto quello di mantenere un ambiente positivo, anche nei momenti difficili: alla fine il vero valore è stato il lavoro di squadra.
(A cura di Alessio Ghiani)
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