
Le campagne fiorentine celano un oscuro segreto. Tra il 1968 e il 1985 un assassino trasforma luoghi di quiete in scenari di morte: sedici vittime, una Beretta calibro 22, corpi mutilati con precisione chirurgica.
Le indagini si perdono in un labirinto di piste. Tra i sospettati emerge Salvatore Vinci, nato a Villacidro nel 1935. La sua storia inizia con un suicidio sospetto: nel 1960, la moglie Barbarina Steri viene trovata morta per avvelenamento da gas. Poco dopo, Vinci si trasferisce in Toscana, frequentando il “bar dei sardi” a Signa. Qui conosce Barbara Locci, moglie infedele di Stefano Mele. Nel 1968, Barbara e il suo amante vengono assassinati con una Beretta 22. Mele si assume la colpa, ma accenna a Vinci come istigatore.
Dal 1974, la stessa pistola colpisce ancora: coppie massacrate, donne mutilate. Nel 1984 il colonnello Torrisi punta Vinci, ma prove chiave spariscono misteriosamente. La pista sarda si affievolisce e il caso si concentra su Pietro Pacciani e i “compagni di merende”. Il Mostro colpisce per l’ultima volta nel 1985, poi svanisce.
Nel 1986 Vinci viene indagato, ma assolto per mancanza di prove. Scompare nel nulla, forse nascosto in Spagna. Il libro “Il mostro è libero (se non è morto)” di Rinaldi e Torrisi riapre il caso: e se il Mostro fosse ancora tra noi? Un mistero mai risolto, un’ombra che ancora inquieta l’Italia.
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