Il caso Todde: dove tutto ha inizio

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Era il 3 gennaio 2025, ma la storia non è nata in un giorno. È una vicenda che ribolliva sotto la superficie da tempo. Potrebbe cominciare così: fascicoli che passano di mano in silenzio, mezze frasi sussurrate nei corridoi, un brusio che cresce fino a esplodere. Poi, l’annuncio: il Collegio regionale di garanzia elettorale ha deciso. Basta così. Todde fuori dai giochi. Non più consigliera regionale, non più presidente. Il verdetto è netto: deve decadere.
Il motivo? Irregolarità nelle spese elettorali. La Legge 515 del 1993 parla chiaro: trasparenza, controllo, bilanci. Regole che sembrano scritte da un contabile maniacale. E la Todde, secondo l’accusa, non solo ha messo un piede fuori dai confini del regolamento: l’ha superato più volte.

Le accuse sembrano tratte dall’introduzione di un’inchiesta televisiva. Novantamila euro dichiarati, ma infilati in un unico documento insieme ai fondi del partito. Il mandatario elettorale? Assente, un vuoto difficile da ignorare. Una figura fondamentale, come un direttore d’orchestra che deve evitare stonature, ma in questo caso la bacchetta non c’è. Poi c’è il conto corrente sbagliato, legato al passato da deputata. Infine, quelle strane donazioni via PayPal: sedici versamenti di origine sconosciuta, avvolti nel buio. Il risultato? Una multa di quarantamila euro e l’invio del fascicolo alla Procura di Cagliari, timbrato con un “possibile indagine penale” in rosso acceso. La Todde, però, non è tipo da chiudersi in casa e affogare nei documenti. In meno di ventiquattr’ore annuncia ricorso, sicura che la sua coalizione le resterà fedele. Eppure, fuori dal Palazzo, l’appoggio sembra vacillante, come una telefonata disturbata che si interrompe sul più bello. Conte e Schlein dichiarano il loro sostegno, sì, ma con l’entusiasmo di chi partecipa a una festa solo per dovere.

 

L’autogol mediatico

Il vero nodo, però, è una dichiarazione fatta nel 2024, durante una puntata di Piazzapulita su La7. In diretta, senza mezzi termini, aveva detto: “Ho pagato gran parte della campagna elettorale di tasca mia”. Un’affermazione netta, buttata lì come una verità scomoda. Ma davanti al Collegio regionale, la versione cambia: zero spese personali, tutto finanziato dal partito.Quando la narrazione si sbriciola, Todde prova a correggere il tiro. “Il comitato elettorale gestiva tutto”, spiega. Ma è un boomerang. Gli elettori si dividono: complotto o semplice caos? I social esplodono tra meme e commenti al veleno. I talk show aspettano solo un’altra gaffe da rilanciare.

Il labirinto della politica

Il 7 gennaio, il caso approda alla Giunta delle elezioni. Nove consiglieri chiusi in una stanza: cinque di maggioranza, quattro di opposizione. Devono decidere se Todde cadrà o resterà al suo posto. Ma c’è un’opzione che profuma di melina: dichiararsi incompetenti e passare la questione alla Corte d’Appello. Tradotto: mesi di attesa, politica bloccata.

E poi c’è il voto segreto. Quando il caso arriverà in aula, ogni consigliere potrà votare senza rivelare la propria scelta. Niente dichiarazioni pubbliche, nessuna esposizione. Solo un foglio piegato, infilato nell’urna. Un azzardo che può salvare Todde per un soffio o spingerla giù senza appello. Intanto, lei insiste di avere l’appoggio della coalizione. Ma gli endorsement somigliano ai saluti di chi guarda l’orologio e pensa a quando potrà andare via.

Sardegna al bivio

Il caso Todde è solo un altro tassello in una politica impantanata. Mentre la bufera mediatica si infittisce, gli ospedali restano in emergenza, i borghi si svuotano, i fondi del PNRR restano congelati. Persino l’energia è diventata un campo di battaglia: sviluppo contro identità, pale eoliche contro paesaggi intoccabili.

La Sardegna sembra imprigionata in una “gabbia d’acciaio”, come diceva Max Weber. Regole nate per garantire ordine che finiscono per bloccare tutto. Qui, la politica non governa: resiste.

La vera domanda non è se Todde cadrà. Ma se questa crisi sarà solo l’ennesimo scivolone o l’inizio di un cambiamento. La Sardegna cammina su un filo teso: precipitare o saltare verso qualcosa di nuovo.

La scelta che conta davvero è questa.

 

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