
Bruno Corda ha urlato la sua passione dagli spalti di tutti i principali campi di calcio italiani attraverso la radio: una voce inconfondibile che ha accompagnato le domeniche dei tifosi del Cagliari per decenni, trascinando un’isola intera sul terreno di gioco quando ancora non c’erano le dirette tv, i posticipi, gli anticipi e i turni di campionato spezzatino. L’unico sistema per conoscere l’andamento delle partite, era ascoltare la radio. E in Sardegna, il riferimento era lui: Bruno Corda da Villamassargia.
Una carriera iniziata in piccole radio private nel 1975, proseguita su Radio 24 e poi su Radiolina per acquisire i gradi di radiocronista ufficiale del Cagliari da fine anni ’70 a metà anni 2000. Ha raccontato quel periodo di buio nell’inferno della serie C negli anni ’80, ma anche i grandi campionati degli anni ’90, il tramonto di Gigi Riva, l’ascesa di Gigi Piras, l’epopea in Coppa Uefa e il micidiale tridente Langella – Zola – Esposito.
Bruno Corda, ricordi la tua prima radiocronaca?
Certo. Il 5 febbraio 1978, alle 14, inizia Sambenedettese – Cagliari, 1 a 0 per i padroni di casa. Da allora, per quasi 30 anni, sono sempre stato presente, in tutte le partite. Ai tempi, bisogna capire che noi delle radio private eravamo dei pirati: non avevamo alcun documento o autorizzazione. Nessun accredito stampa. Io andavo negli spalti, tra la gente, oppure mi arrampicavo dove capitava. A volte su un albero, con un telefono e una prolunga. Tante volte ho raccontato le partite dai balconi delle case che si affacciavano sul campo, chiedendo permesso ai padroni di casa. È stato un periodo duro ma bellissimo. Pionierismo allo stato puro.
Quali sono state le trasferte più difficili?
Mi ricordo un Monza – Cagliari degli anni ’80. Sono seduto negli spalti, tra i tifosi avversari. Segna Provitali e io inizio a strillare. Quelli del Monza non la prendono bene e cominciano a minacciarmi e insultarmi. Io perdo un attimo la lucidità e urlo un po’ di parolacce dimenticandomi che sono in diretta quindi tutti i radioascoltatori assistono allo scambio di improperi. Oppure nel 1979, c’è Cagliari – Sampdoria e si gioca nel campo neutro di Livorno. Durante la gara, vengo aggredito fisicamente da un dirigente della Samp, uno che si chiamava Tomarchi, che mi scaraventa giù per la gradinata e mi strappa i fili del telefono.
E invece la partita più divertente?
Tutte quelle in coppa Uefa nella stagione 1993-94 e in particolare la vittoria in Belgio contro il Malines per 3 a 1: grazie a quella impresa ci qualificammo per i quarti di finale. Lo stadio era pieno di emigrati sardi che lavoravano lì oppure in Germania, c’era un popolo intero impegnato a sostenere il Cagliari. È stata una partita meravigliosa. Ha rappresentato un riscatto sociale per tutti i nostri conterranei che vivevano all’estero, figli di minatori, di operai, che finalmente potevano festeggiare una vittoria.
Quanti gol hai commentato?
Non meno di 1500. Il più bello? Ne dico due: il gol di testa di Zola contro la Juve e la rete di Fonseca nel 1991 a Marassi contro la Sampdoria che si apprestava a vincere lo scudetto. Fonseca segna in rovesciata, a tempo scaduto, e il Cagliari pareggia. Era la squadra di Ranieri che raggiunse una salvezza miracolosa anche grazie a quel gol.
Ranieri è stato il tuo allenatore preferito?
No, lo metto al secondo posto. Al primo posto c’è Mario Tiddia che tra la fine degli anni Settanta e gli inizi dell’Ottanta fece dei campionati incredibili. Al terzo posto ci metto Carletto Mazzone. Grande persona, oltre che grande allenatore.
Il tuo giocatore preferito di sempre?
Ho iniziato la mia carriera da radiocronista del Cagliari l’anno successivo all’addio al calcio di Gigi Riva. Il suo posto, nel cuore di tutti i tifosi, è stato preso da Gigi Piras. Un degno erede che ho raccontato in centomila battaglia. Era fortissimo. Lui è stato io mio calciatore preferito.
E quello della rosa attuale?
Dal punto di vista tecnico, direi Nicolas Viola. Ma il grande comandante è Yerry Mina: un leader maximo. Un vero gladiatore, non ho mai visto un giocatore con il suo carattere, davvero indomabile.
Qual è stata la tua ultima partita da radiocronista?
Un Cagliari – Inter del 2006. Poco dopo venne fuori Calciopoli e io feci una diretta di 8 ore in radio dove raccontai tutto lo schifo che stava venendo a galla e anche molto altro. Naturalmente mi cacciarono. Ma non ho rimpianti. Ho fatto il mio dovere da cronista.
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