
Oltre 500mila ettari di territorio sardo, per anni classificati erroneamente come “bosco”, tornano finalmente a essere riconosciuti come pascoli. Una correzione attesa dal 2014, che oggi sblocca oltre 100 milioni di euro in contributi europei per agricoltori e allevatori dell’isola.
La vicenda, iniziata con l’introduzione della carta nazionale dell’uso dei suoli, aveva escluso gran parte del territorio destinato al pascolamento dalle superfici eleggibili per i fondi della pac (politica agricola comune). Una decisione che ignorava le specificità della Sardegna, dove spesso il pascolo si sviluppa in aree coperte da macchia mediterranea o alberi come i lecci. Questa mappatura sbagliata aveva privato gli allevatori di risorse vitali, mettendo a rischio un settore strategico per l’economia isolana.
Franciscu Sedda, docente universitario e leader indipendentista, ha rivendicato il risultato sui social, ricordando il ruolo delle battaglie portate avanti in quegli anni: “Correva l’anno 2014 quando denunciammo con forza la truffa ministeriale che, fregandosene delle specificità del nostro territorio, trasformava il ‘pascolo cespugliato’ in ‘bosco’. E dunque sottraeva ai nostri allevatori risorse enormi e dovute.”
La svolta arriva grazie alla pressione delle associazioni di categoria, alla Regione e alla collaborazione tra Agea (l’organismo pagatore nazionale) e Argea, l’agenzia sarda per la gestione degli aiuti in agricoltura. “Non era bosco, ma pascolo attivo e produttivo. Ora è stato riconosciuto ciò che era evidente,” ha spiegato l’assessore regionale Gianfranco Satta.
Gli allevatori potranno ora inoltrare le domande di contributo senza incorrere in sanzioni, con i primi pagamenti previsti già da metà febbraio. Oltre al sostegno economico, questa decisione rappresenta un riconoscimento dell’importanza del settore zootecnico per la Sardegna.
“Le battaglie vanno combattute perché sono giuste e si possono vincere. Anche se sarebbe meglio vincerle più in fretta. E ancora meglio sarebbe non doverle combattere,” ha aggiunto Sedda, sottolineando l’urgenza di sistemi e regole a misura del territorio sardo.
Un risultato che premia anni di lavoro e dimostra che anche battaglie complesse possono essere vinte, soprattutto quando si combattono per ciò che è giusto.
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