Storia di una leggenda: la Marcozzi Cagliari. Da un seminterrato alla Champions League del ping pong

Sessione di allenamento nel palasport della Marcozzi

La “Marcozzi – 4 Mori” è senza dubbio tra le realtà più influenti nel panorama italiano e internazionale per quanto riguarda il tennistavolo. Nata nel 1972, ha festeggiato nel 2022 i 50 anni dalla sua nascita, celebrati con il libro “50! Marcozzi Tennistavolo 1972”. La società negli anni ha lanciato tanti atleti nel panorama internazionale, ha collezionato 4 scudetti ed è, a oggi, una presenza fissa nella Champions League con la squadra femminile. Tanti campioni sono passati nel loro palasport di via Crespellani e tanti altri ancora passeranno.

Il presidente della Marcozzi, Raffaele Curcio, è il padrone di casa del “Palamarcozzi”, come lo definisce affettuosamente. E’ un impianto professionale ricco di storia ed emozioni, nel quale si possono osservare trofei, gagliardetti e fotografie ad ogni angolo, ma anche tavoli e attrezzi professionali all’avanguardia. La struttura è uno spazio che tutti gli addetti ai lavori considerano una seconda casa.

Presidente, lei ormai ricopre questo incarico da tanti anni, quali sono i principali cambiamenti che il movimento e la vostra società ha subito nel tempo?

Negli ultimi anni c’è stata una crescita vertiginosa, soprattutto se consideriamo che durante il nostro primo scudetto, nel 1990, la nostra sede non era nient’altro che il seminterrato di un condominio. Fortunatamente dopo la vittoria degli scudetti il Comune ha riconosciuto il nostro valore e ha fatto in modo che venisse costruita per noi una palestra ad hoc, con un grosso contributo anche della Federazione. Il Palasport, dopo diverse vicissitudini, nasce nel 96 e da lì ad oggi abbiamo ampliato tantissimo, soprattutto nel settore giovanile. Siamo passati da essere in pochi nel sottoscala di un palazzo ad avere una presenza costante in tutte le principali competizioni europee. Siamo umili ma ambiziosi.

Come vengono selezionati i vostri atleti?

A parte i ragazzi che si iscrivono da noi e che formiamo nel corso degli anni, come in ogni sport c’è un lavoro di scouting, grazie al quale la società osserva e seleziona, durante i tornei nazionali e internazionali, i soggetti più interessanti. Se si ritiene l’atleta promettente, si fa una proposta economica.

Quali sono, se ci sono, secondo lei gli ostacoli maggiori per un ulteriore sviluppo del TennisTavolo?

Non veniamo presi molto in considerazione dai media, anche solo a livello locale. Questo ci obbliga ad avere come unica vetrina i nostri canali social che però attirano quasi esclusivamente chi già pratica o si occupa di tennistavolo.

La vostra è anche una società simbolo di inclusività visto il vostro impegno per gli atleti con disabilità

Abbiamo assunto un’allenatrice paralimpica che si occupa esclusivamente degli allenamenti dei 12 atleti che abbiamo. La tecnica e il gioco si differenziano tanto dal tennistavolo classico. Io, per esempio, ho provato a giocare in sedia e vi assicuro che è difficilissimo, sono atleti davvero di livello.”

Quali sono i vostri progetti futuri per la crescita della società e del Tennistavolo in generale?

Tra le tante idee c’è quella di creare una sorta di Accademy, così come già fanno in Germania o in Francia, dove viene svolta un’attività sempre più mirata al miglioramento degli atleti. Puntiamo a diventare un punto fermo e una garanzia di formazione tecnica di alto livello per atleti di tutta Europa.

Abbiamo atleti che vengono da tutto il mondo (Yemen, Russia, Iraq, Nigeria e così via) ma la speranza è quella di ampliare il numero dei tennisti che puntano a venire alla Marcozzi con l’ambizione di crescere e diventare atleti di vertice.

Un altro dei progetti che stiamo portando avanti è quello delle scuole, nelle quali andiamo per farci conoscere con la speranza di avvicinare i ragazzi a questo sport.

 Un’ultima domanda, fondamentale: si dice ping pong o tennistavolo?

“Ai miei tempi, quando ancora le tv ci consideravano, c’era questa diatriba e si usava fare la distinzione per far capire ai non addetti ai lavori che il “tennistavolo” è quello che viene praticato e allenato nelle strutture e il “pingpong” è quello che si svolge in oratorio. E’ anche vero che in Cina, dove ci sono i più forti fenomeni mondiali di questo sport, lo chiamano ping pong, per cui ora non ha più senso fare questa distinzione.”

 

 

prova
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